Domani

E allora sarà come un sonno strappato all’alba dopo una notte insonne; fingeremo d’aver dormito e di non aver udito i pianti silenziosi che si confondevano con incubi di morte.

Guarderemo la marea ritirarsi, lentamente, e lasciare scoperti relitti e piccoli animali agonizzanti.

Ripareremo i nostri occhi con una mano mentre, guardando il sole, stenteremo a credere a quanta forza occorre per riportare la vita nelle nostre città deserte.

Ricorderemo storie d’amori mai nati, strappati dal fusto, d’amanti divisi, di bugie non dette.

Storie di mani che cercano invano un corpo da carezzare, labbra lontane, confidenze e odori perduti, lavati via da disinfettanti e antisettici con la sola forza della disperazione.

Storie di figli che affidano al vento parole d’addio a madri e padri soli nei loro piccoli letti d’ospedale.

Di uomini che uccidono i padri, che allontanano le madri dalle loro confidenze, che costringono le madri dei loro figli a soccombere alle loro false parole d’amore.

Avremo ancora nelle orecchie le sirene delle ambulanze che squarciavano il silenzio delle nostre case mentre abbassando lo sguardo eravamo costretti a decidere se era meglio morire di fame o annientati dalla malattia.

Avremo guardato i rami nudi e contorti degli alberi come cunicoli interstiziali di polmoni malati, e anche quando le prime gemme avevano cominciato a farsi strada tenacemente sulla loro pelle, verso la luce nuova e calda della primavera, abbiamo avuto paura che fossero bubboni puzzolenti venuti per uccidere.

Invece vorrei una cicatrice che fosse il segno d’una carezza cercata, un ansimare d’attesa, una passione ritrovata.

Sarà come buttarsi a perdifiato da una collina in fiore senza sapere se abbiamo la forza di fermarci.

Come la prima volta che abbiamo imparato ad andare in bicicletta, il primo bacio, il primo amore e finalmente liberi dai peccati e dai pregiudizi potremo fare di nuovo l’amore come fosse la prima volta.

Sarà come scegliere di non ferire nessuno, come ritrovare un amico che si credeva perduto, come ballare in riva al mare, come scagliare un sasso e colpire il gigante impazzito proprio al centro della fronte.

Avremo di nuovo nelle orecchie le risate dei bambini, le loro piccole mani nelle nostre, negli occhi i baci dati sulle panchine da giovani amanti inesperti, labbra tremanti e umide che sussurrano parole senza passato.

Avremo giovani donne la cui bellezza sarà più potente delle lacrime che avremo versato, uomini ricchi soltanto della meraviglia con cui sapranno ancora guardare il mondo.

E per quelli che vorranno dimenticare, che non saranno più capaci di trovare la forza nell’amore, nelle stelle e nel mare al tramonto, sarà sufficiente anche solo il coraggio di fuggire da ciò che in quei giorni hanno così tanto odiato.

 

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