Non è più, Non è ancora

 

Non è più

Non è ancora

Prima che l’alba sorga su un dolore conosciuto

Dove lei apparirà ancora una volta altrove

Svela il suo corpo nudo approdi familiari, lidi insidiosi,

ombre lente e profumate, sapori proibiti d’un tramonto baciato dal mare.

 

Non è più

Non è ancora

Ascensori dell’anima

Velocissimi e disabitati

Deformano il volto stremato ai due lati della notte

Confondono grida e lacrime e risa in un letto di denti e di spine.

 

Non è più

Non è ancora

I lembi d’una ferita ch’è impossibile rimarginare

Sorridono diffidenti al calar della scure

Inermi. Infantili. Innocenti.

 

E allora forse lei qui

In questo tempo di mezzo

Vedrà sporgenze affiorare dalla dura roccia bagnata

Vi ancorerà il suo buio colloso

Deboli tracce d’un futuro slegato

Fragile tregua che attraversa il deserto.

 

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