La vita è meravigliosa.
La vita di una cellula primordiale che si organizza in altre cellule primordiali nate praticamente dal nulla è meravigliosa.
La vita della Natura che si risveglia a Primavera in mille profumi e colori è meravigliosa.
La vita nel gesto generoso e disinteressato di un uomo buono è meravigliosa.
La vita nel sorriso di un bambino, di tutti i bambini del mondo, è meravigliosa. Sorrisi che diventano risate, piccoli passi, corse sfrenate, questi sì che sono meravigliosi.
La vita donata giorno per giorno tra due persone che si amano e che continuano ad amarsi nonostante le difficoltà, il dolore, le incomprensioni, finché morte non li separi, quella è meravigliosa.
Al contrario, o forse proprio per questo, la mia vita scandita dalla routine fa schifo.
La vita fatta di compromessi, di rinunce, di rospi ingoiati, di rimpianti, di occasioni mancate, di progetti scaduti, di sogni infranti, di persone deluse, fa schifo.
La vita che non abbiamo il coraggio di rifiutare e di rispedire al mittente, fa schifo; che continuiamo tutti i giorni a buttare giù, a palate, nonostante ci faccia schifo, fa schifo.
Perfino la vita che non abbiamo saputo vivere fa schifo, perché ci procura solo dolore, frustrazione e sgomento.
È per questo che tendiamo a dimenticare, che vogliamo dimenticare, per non soffrire più, per raccontarci che se è andata così, si vede che non doveva andare cosà.
La vita di chi è stato deludente fa schifo, così come quella di chi ha trovato la vita stessa deludente.
La vita di chi sa di essere stato deludente è triste e malinconica, una via di mezzo tra lo schifo e la rassegnazione.
La vita di uomini cattivi, crudeli, ignobili, ladri, assassini, stupratori, mafiosi, è peggio che schifosa. È una vita che fa vergognare perfino le cellule primordiali che hanno faticato tanto per organizzarsi in un essere vivente. Se l’avessero saputo, probabilmente non ne avrebbero fatto nulla.
Le vite dei santi, degli eroi, dei poeti, degli artisti, degli scienziati, dei generali, dei grandi uomini di Stato, sono vite lontane che non ci appartengono e di cui non sappiamo quasi nulla. Sono messe lì per farci sperare, sognare, vergognare, farci girare i coglioni.
E, come se non bastasse, per i più audaci, la soluzione sembra a portata di mano: caricare la vita dei propri figli con tutti i sogni che loro hanno bruciato lungo il cammino, per vedere se almeno così è possibile riscattarla, se è possibile mondarla dai rimpianti e dai rimorsi che pesano come macigni dentro le loro putride colecisti. Nelle loro intenzioni vorrebbero salvarli dalla vita schifosa e deludente che li attende, sperando così di lenire almeno in parte il loro dolore.
Vorremmo una vita diversa, tutti i giorni, almeno una volta al giorno, senza tuttavia avere le palle per decidere che quel giorno dovrà essere diverso da tutti gli altri giorni che hanno reso la nostra vita tanto schifosa.
Vorremmo poter dire, guardandoci indietro, che c’è stato un giorno nella nostra vita, almeno uno, in cui abbiamo deciso di fare di quel giorno qualcosa di speciale. In cui siamo riusciti, con le ultime briciole di coraggio, di fantasia, di follia che ci erano rimaste, a rimestare nel setaccio dello schifo e della routine e tirare fuori una pagliuzza dorata, un cristallo di speranza, un frammento di stupore.
Forse non basterà questo a renderci ricchi, a cambiare tutto con un click; forse il giorno dopo saremo ancora ricoperti di tonnellate di melma avariata, da montagne di rimpianti merdosi e di cocenti delusioni. La nostra piccola pagliuzza luccicante andrà subito persa in fondo a qualche scatolone dimenticato chissà dove.
Anche se non sarà sufficiente, anche se non sarà l’inizio di nulla, di tanto in tanto ci sorprenderà forse il ricordo, l’onestà, la sensibilità, la consapevolezza che avremo avuto nel saper riconoscere, tra milioni di altre vite, tra migliaia di altri giorni incolori tutti schifosamente uguali gli uni agli altri, un alito di vita diverso, una piccola meraviglia racchiusa come una coccinella nelle mani d’un bambino.
E sarà la fine.