Addio, mio gentile straniero.
Va’ ovunque il coraggio ti conduca e piangi lacrime silenziose
Lordati del fango di questa nostra terra stanca e malata.
Gioca coi nostri figli e ascolta le parole dei vecchi seduti in strada,
vicino alla porta della loro povera casa.
Respira il freddo del vento spietato che scende dagli Urali
Assapora il gusto metallico di parole non tue.
Dì al tuo cuore di farsi grande abbastanza per accogliere gli sguardi che incontrerai, senza vergogna; aggirandoti come un animale affamato tra i ruderi del loro sogni, raccogliendone i gioielli sulla coda del pavone.
Non infierire sui tuoi occhi che vorranno chiudersi di fronte a quello che vedranno
Concedi alle tue orecchie di ascoltare parole che non vogliono essere dette, gocce di sangue rubate dallo scarico di un lavandino.
E poi torna
Ritorna alla tua casa e dimentica tutto.
Dimentica me, la mia terra e quello che hai visto.
Lascia che il destino di questa terra maledetta si compia fino in fondo
Che l’odio e la rabbia consumino le coscienze degli uomini finché non ci siano più uomini per odiare, né coscienze per soffrire.
Solo fa’ che quello che hai visto non accada ai tuoi figli, ai loro amici e ai nemici dei loro amici.
Spegni la luce calda suoi loro sonni di bambini felici
Perché non abbiano mai un giorno a desiderare che il sonno si tramuti in sogno e poi morte.
Addio mio gentile straniero
Addio