Uomini senza spessore

Credo si possa individuare una certa categoria di uomini, (anche di donne probabilmente, ma da uomo sono disposto a concedere loro di più), di cui è praticamente impossibile rilevare uno spessore.
Uomini monodimensionali, a un solo strato, un solo sapore, un solo sguardo, che per quanto provi a girarci intorno sono in grado di porgerti solo la faccia che vedi, niente di più, niente di meno.
Che di per sé potrebbe anche non essere una cosa negativa; forse uomini del genere sono incapaci di inganni e sotterfugi, sarcasmo o sottintesi, rimorsi o ritorsioni, quindi, in fin dei conti, come non sentirsi sicuri di fianco a soggetti del genere.
Però quando incappo in persone così mi vengono in mente i vini isolani corposi, i cieli di Turner, un Single Malt invecchiato 20 anni in botti di Bourbon o di Sherry. Mi viene in mente la voce della Streisand, gli intermezzi di Wagner, gli spaghetti alla carbonara, l’odore d’un giardino a primavera dopo che ha piovuto, le sere d’estate al mare in Sardegna.
Ripenso alle costellazioni del cielo che se guardi bene si vede che le stelle sono una vicina e una lontana, ai Demoni di Dostoevskij, a una poesia di Salinas, all’odore della donna che ami o della foresta amazzonica.
Ricordo le carezze date e ricevute, ovunque e comunque; i piedi nudi sulla sabbia fresca, sull’erba appena tagliata e sui ciottoli levigati, i germogli verdi d’un abete rosso, una scarpa troppo stretta, un ago troppo lungo.
E allora mi rendo conto che forse, ma dico proprio forse, barattare la libertà con la sicurezza in certi momenti della vita aiuta a sentirsi un po’ più vivi. E se sentirsi vivi non coincide necessariamente col sentirsi felici o in pace col mondo o pienamente soddisfatti, allora sempre in quei particolari momenti e, solo per noi, possiamo anche prenderci la “libertà” di dire: “ecchisenefrega!”

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