Autore: Rob

Time flies

Time flies. It’s too fast!

Time flies. Molto simile al nostro: “il tempo vola”.

Ma “to time” vuol dire anche “cronometrare”. Quindi tutto intero sarebbe anche: “cronometra le mosche – sottointeso – non posso, troppo veloci!”.

Il tempo vola, il tempo fugge, anzi sfugge e non ritorna. Inutile rimpiangere. Rimorsi sempre, rimpianti mai.

In caso di noia rompere il vetro e “ammazzare il tempo”.

Neanche fosse una minaccia, un ragno velenoso, un vizio che nuoce gravemente alla salute.

Il tempo uccide…? Alla lunga di sicuro, ma più lo si rincorre e più la tartaruga è sempre un passo avanti a noi. Incredibile. Paradossale.

E non ce n’è mai abbastanza, chiedete in giro, come la grana. Perfetta quindi l’equazione: il tempo è denaro.

In tempi di crisi ci si affida alla “Banca del tempo”. C’è solo da sperare che non applichi tassi troppo elevati.

In effetti è relativo, e molto elastico, ma questo già si sapeva da secoli. Pesa più un’ora sulla sedia del dentista o un’ora su un prato in fiore a primavera con il nostro amore più grande?

Magic moments, momenti magici, momenti d’amore. Istanti che segnano una vita e ore che volano veloci come mosche sul miele.

In amor vince chi fugge. A parte Dafne, che finì tramutata in un albero per sfuggire ad Apollo che la voleva.

È più veloce il tempo o l’amore? L’amore uccide? Mah…non più degli ubriachi al volante; però fa tanto male. L’alcool aiuta l’amore? Fino a certo punto. Fino a un certo punto.

Mosche sul miele. Mosche sulla cacca. Ma sono le stesse mosche dalla bocca buona o mosche diverse con gusti diversi?

E noi chi siamo? Cosa siamo? No perché le mosche non vanno solo sul miele o sulla cacca…

Non rispondetevi, non subito.

 

 

Smottamenti dell’anima

Avete presente quando siete lì, al calduccio, da qualche parte, soli, sdraiati sotto una coperta o chiusi in un giaccone tirato bene su fino al mento? Vi state prendendo un attimo. Tutto per voi. Solo un minuto. Magari due. Adesso vado. Scendo. Entro. Tra poco mi chiamano…

Chiudete gli occhi, e lasciate i pensieri liberi di andare e venire come gli pare, senza scopo, senza meta, di sgattaiolare fuori dalla vostra mente come spettatori da un cinema a spettacolo iniziato.

All’improvviso, un’immagine, un volto, un ricordo, un colore, si affaccia alla vostra mente e strappa il sipario con un rumore terribile. Non una parola di preavviso, una musichetta, un beep, niente. Solo un flash! Uno sparo nel buio. Si abbatte su di voi e il cuore salta subito in gola, ovviamente. Il cervello grippa e si ferma su quel fotogramma osceno incapace di andare avanti o indietro. Bloccato. Un granello di sabbia che sembra un macigno incastrato tra ingranaggi delicatissimi. Magari accompagnando il tutto con una leggera fitta da qualche parte che vi costringe pure a trattenere il fiato: qualcosa al petto, dietro le scapole, alla testa, alle mani, in quel muscolo piccolissimo che non sapevate neanche di avere.


Voi a questo punto lottate. Non ci state a farvi divorare così da quello squalo grigiastro che vi ha scambiato per una foca. Lo rivolete indietro quel cazzo di bagnetto che vi stavate facendo al tramonto nell’acqua bassa e cristallina di quella spiaggia meravigliosa. Porca puttana era solo per un minuto…E così vi dimenate, gli mollate pugni, calci, gomitate, combattete contro il mostro con tutta la forza che avete in corpo. E nella mente.
Poi, all’improvviso, così com’era arrivato, quel bestione vi molla, vi risputa, perché ha visto che non ne volevate sapere di crepare, e che dopotutto il vostro sapore non era granché.


Alla fine ritorna la calma, il silenzio. O quello strano vocio che c’era intorno. Ma qualcosa è successo. E’ passato, pare, ma senz’ombra di dubbio è successo, e voi sapete molto bene di che cosa si tratta. Tutto ciò che si può fare è leccarsi le ferite. Sgombrare la strada dal fango e dai detriti per cercare di ristabilire un collegamento. Con un dopo, poco più avanti.